Maso Bèbberi
I masi di Roncegno nascono dall’attività di coloni di lingua germanofona e questo emerge, oltre che per il caratteristico tipo di urbanizzazione, anche dalla toponomastica.
I masi prendono infatti i nomi delle famiglie che li fondarono: il maso dove ci troviamo ora, Maso Bèbberi (vocali chiuse), deriva da Weber (tessitore). Nel 1585 i masi tedeschi identificati sono: Egger, Erlacher, Glavereiner, Gonner, Hainzel, Keller, Kofler, Lehen, Leytter, Maur, May, Mendl, Pacher, Pader, Parner, Pentz, Pirchach, Puessen, Purgstaleller, Ringgler, Roaner, Schmider, Stricker, Stubel, Thaler, Tschunter, Tumbler, Waal, Wahlen, Wald, Wucker. Molti di questi esistono ancora oggi come nomi di masi o cognomi e soprannomi di famiglia (Kofler-Còverli, Ringgler-Rìncheri, Stricker-Strìccheri).
Come in altre vallate del Trentino, i casi di omonimia erano molteplici e ancora oggi molte famiglie che portano lo stesso cognome vengono distinte grazie ad un soprannome. Questa impronta di lingua tedesca si rileva anche in altri termini di uso comune nel dialetto qui parlato, ad esempio i nomi della fauna locale: il ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), viene qui chiamato ghimplo (in tedesco Gimpel), oppure il fringuello (Fringilla coelebs) è il finco (Fink in tedesco).
Lo stretto rapporto con il bosco e la montagna, eredità degli antichi pionieri, è evidenziato anche dalla forte tradizione venatoria, che un tempo rappresentava un’attività importante per integrare la carne nella dieta. Attività tradizionale, volta all’integrazione della dieta, era la macellazione dei maiali che avveniva durante l’inverno, in modo che le basse temperature potessero conservare la carne. Rappresentava uno dei momenti più gioiosi della vita nel maso. La carne subiva delle lavorazioni per poterla conservare e consumare anche durante l’anno, come le tipiche “luganeghe”, un salume affumicato, e gli “ossi”, ossa sulle quali rimanevano brandelli di carne che venivano messi in salamoia, affumicati e cotti insieme ai crauti, altra preparazione che permetteva il consumo di verdura durante l’inverno. Ogni pasto veniva accompagnato dalla polenta, che costituiva il fondamento della dieta: il pane si faceva solo una volta l’anno.
Scheda informativa:
Il circuito del Castagno si sviluppa per circa 11 km di lunghezza e 300 m di dislivello articolati in tre anelli.